Porta a porta: Bruno Vespa, Albano e la nostalgia canaglia
Ieri sera, mentre buona parte di Twitter era impegnata a commentare la variopinta semifinale dell’Eurovision Song Contest, l’astuto Bruno Vespa piazzava con nonchalance un cinguettìo malandrino: “Stasera a Porta a Porta la storia d’Italia vista attraverso le canzoni di Albano”.
Diobono, puntatona. Chissà che parterre-de-roi. Come si fa a non vederla, ‘sta meraviglia? Assolutamente da non perdere.
E infatti.
Affiancato da ospiti del calibro di Cristel Carrisi, Iva Zanicchi, Silvana Giacobini, Marino Bartoletti e la immancabile sorella di Sofia Loren
(Maria Scicolone, quella che ha la tenda davanti allo studio de La Vita in Diretta, tante sono le volte che è ospite di Zia Mara)
per quasi due ore Brunone Nostro ha celebrato in pompa magna i settant’anni ormai prossimi del tenace cantante pugliese, intrattenendoci per la centesima volta con la Storia di un Italiano partito con la valigia di cartone e il vino e l’olio e le freselle e la Milano anni ’60 e gli emigranti e la fatica e il boom economico e Romina Power e Cellino San Marco e i valori familiari e il “talento prestato alla divulgazione della musica leggera” (cit.) e la generosità e l’umiltà e la felicità – che è un bicchiere di vino con un panino, naturalmente.
Tra un aneddoto albanocarrisesco e l’altro, contributi filmati come se piovessero: sugli anni di piombo, sulla Milano da bere, su Tangentopoli, su Loredana Lecciso. Perchè è la storia dell’Italia attraverso la vita di Albano, appunto. E le canzoni. Tante canzoni. Dal vivo. In studio. Col pubblico che applaude e s’alza in piedi sull’ultimo acuto, ammirato.
E’ la nostalgia canaglia, ecco cos’è. Quel sentimento melanconico che a volte t’avvinghia il cuore quando rimembri i tempi andati. In un paese abbacchiato ed incanutito come l’Italia contemporanea, la televisione si adegua, puntando sempre più sul fattore-ricordo, sulla memoria, sul revival, sul guardarsi indietro (vedi Carosello). Col rischio di rimanere impantanati e, presi come si è a glorificare il passato, non riuscire più a trovare la via per il domani.