Il film-tv Liberi di scegliere, in onda il 22 gennaio 2019 su Raiuno, è tratta da una storia vera, quella del Presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria Roberto Di Bella. A lui è, infatti, ispirato il personaggio del giudice Marco Lo Bianco, portato sul piccolo schermo da Alessandro Preziosi.
La storia del giudice Di Bella lo vede dal 2011 Presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria, appunto. Il suo lavoro a stretto contatto con la realtà locale, nel corso della sua carriera, lo ha portato ad osservare che la ‘ndrangheta “si eredita”, ovvero i boss tendono a crescere i propri figli in modo che siano pronti, nel caso di arresto, a prendere in mano il controllo della cosca.
Una situazione che impedisce ai giovani di poter avere la libertà di scegliere il proprio futuro, e che li condanna ad una vita di latitanza e di reati. “Negli ultimi vent’anni”, ha spiegato Di Bella, “il tribunale per i minorenni di Reggio Calabria ha processato per reati di associazione mafiosa, omicidio e tentato omicidio oltre cento minori, molti dei quali sono stati poi uccisi nel corso di faide familiari o -divenuti maggiorenni- sono ora latitanti o sottoposti al regime carcerario duro dell’art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario”.
Per il giudice “fin da piccoli i componenti di queste ‘famiglie’ respirano l’odio, sono addestrati all’uso delle armi, alla brutalità e all’uso della forza anche nei confronti dei familiari più stretti, quando trasgrediscono le regole”.
Questi giovani mettono in conto la possibilità di finire in carcere, ma dietro questa situazione c’è dell’altro:
“Dietro l’orgoglio dell’appartenenza alla ‘famiglia’, per questi ragazzi si nasconde una realtà ben più triste. Sono giovani emotivamente soli, senza un padre con il quale condividere la quotidianità, perché è stato ucciso, è in carcere o è latitante”.
Da questa consapevolezza, Di Bella ha iniziato a lavorare, nel 2012, con la Procura della Repubblica per i Minorenni, con la Procura Antimafia di Reggio Calabria e con l’associazione Libera, per trovare un futuro differente a questi giovani. Da qui, la decisione di applicare provvedimenti di decadenza o limitazione della responsabilità genitoriale, proprio come accade nel film-tv con Domenico Tripodi (Carmine Buschini) e sua sorella Teresa (Federica Sabatini).
Un provvedimento che scatta solo nei casi più estremi, e che può anche comportare l’allontanamento del giovane dal contesto territoriale e familiare. Lo scopo è quello di permette a questi ragazzi una regolare crescita psico-fisica e di conoscere contesti culturali e sociali differenti da quelli di origine.
Nel corso degli anni Di Bella ha notato come le stesse madri di questi giovani stiano iniziando a collaborare: “Un numero rilevante di madri -dopo una prima fase di aspra opposizione- non oppongono più resistenza, nella speranza di salvare i loro figli da un destino di morte o carcerazione”.
Numerosi gli esempi che il giudice fa: “Alcune madri”, ha detto, “hanno iniziato percorsi di collaborazione con la giustizia, sperando in una vita migliore. Altre donne si sono presentate per chiedere, talvolta in segreto, di allontanare i loro figli. Altre ancora, espiata la pena per gravi reati, hanno sollecitato un aiuto per ottenere una sistemazione logistica e un lavoro fuori dalla Calabria al seguito dei figli già ‘tutelati’ dal tribunale: supporto fornito da associazioni di volontariato come Libera”.
In questo modo, i giovani membri delle cosche possono crescere in un ambiente più protetto, conoscere meglio la realtà che li circonda ed, appunto, essere liberi di scegliere.