Libero contro Peppa Pig: “E’ un cartone diseducativo, rovina i nostri figli”

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E’ il più popolare show per bambini dei nostri tempi, eppure attira più polemiche di un nudo integrale in prima serata. Peppa Pig, amabile cartone animato che è ormai diventato un must dell’immaginario dei bimbi e un vero e proprio fenomeno di costume (impossibile non imbattersi nello sterminato merchandising), per qualche motivo non incontra il gradimento degli adulti.

L’articolo apparso oggi 3 maggio 2014 sul quotidiano Libero, a firma Lucia Esposito, è l’ultimo attacco in ordine di tempo che la maialina di Rai YoYo e Disney Channel si è trovata a subire. “Fermate Peppa Pig: sta rovinando i bambini. Il cartone animato insegna a ruttare, disobbedire e rotolarsi nel fango” strilla con la sua consueta pacatezza il giornale diretto da Maurizio Belpietro. Dopo le polemiche su (inesistenti) messaggi subliminali, su contenuti poco graditi agli animalisti e pure sul presunto razzismo contro gli italiani, adesso la famiglia britannica di maialini deve difendersi da accuse che, in tutta franchezza, suonano perfino più pretestuose del solito.

Quali sarebbero le terribili colpe di Peppa Pig? “Mai si erano visti in televisione dei maiali che ruttano senza ritegno, grugniscono in continuazione, si rotolano nel fango allegramente e che, quando ridono, si ribaltano sul pavimento sbellicandosi come idioti.” La giornalista tira in ballo l’esperienza personale e racconta che il cartoon sta “lentamente trasformando” il figlio di tre anni “in un suino”, smanioso di emulare le gesta della famiglia di maialini che si rotolano nel fango e ruttano allegramente. “Inutile provare a spiegargli che i maialini sono sporchi e puzzano e che la loro casa, il porcile, è un posto lurido e nauseabondo.”

Oltre che maiali, quindi evidentemente schifosi per definizione (ma gli animalisti non dovrebbero prendere posizione di fronte a certe generalizzazioni?), i personaggi del cartone animato sarebbero diseducativi perché non sanno dare regole ai propri figli. Il povero papà di Peppa, Mister Pig, “è un pasticcione inetto che si fa prendere in giro dai figli senza dire un ‘oink’ sia perché è più grasso del normale sia perché è un fallimento che cammina. Lui e sua moglie non sono in grado di dare una sola regola comportamentale ai figli e, quando ci provano, non sono credibili. Non si fanno rispettare.”

E così Peppa e il fratellino George “fanno quello che vogliono, insozzano di fango la casa, rompono il pc con cui la mamma lavora. Viziati e ribelli, trasmettono ai bambini l’idea che tutti sono uguali, che la loro parola-grugnito vale quanto quella dei genitori.” Praticamente propaganda anarchica, magari pure un po’ comunista. Poco vale che psicologi ed esperti abbiano messo ampiamente in luce le qualità dello show, capace di farsi amare dai più piccoli perché mette in scena dinamiche familiari e quotidiane con cui è facile identificarsi.

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Ridatemi i bei cartoni di una volta, è l’ovvio conclusione a cui arriva la giornalista. Evidentemente non sfiorata dall’idea che, se un bimbo decide di comportarsi come un maialino, forse la colpa è più dei modelli educativi impartiti “nella realtà” che di un innocente spettacolo televisivo. Anche perché Peppa Pig è un cartoon visto da milioni di infanti in tutta Italia (per non dire in tutto il mondo) e non ci risulta che i bimbi stiano rivelando in massa tutta questa smania di trasformarsi in piccoli suini: perlomeno, non più del solito.

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