Ulisse racconta l’amore e il sesso ai tempi dei Romani (gallery)

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Come amavano gli antichi Romani? Qual era il loro rapporto con il sesso? Erano davvero così sfrenati e libidinosi come ce li descrivono gli sceneggiati e i telefilm? A queste e a molte altre domande ha risposto questa sera Alberto Angela nel corso di una puntata di Ulisse-Il piacere della scoperta interamente dedicata ai sentimenti e alla sessualità all’epoca dell’Impero Romano.

Se pensate che duemila anni fa Roma fosse una sorta di grande bordello a cielo aperto, siete in errrore: i nostri antenati capitolini avevano con il sesso un rapporto sì disinvolto ma non ossessivo, lo vivevano infatti come un semplice dono degli dei, fonte di gioia in quanto strumento di fecondità e ricchezza. In ogni caso, i rapporti sessuali ed amorosi non erano certo svincolati da regole e tabù, che riguardavano soprattutto il ruolo del maschio dominante e il suo assoluto potere all’interno della coppia: l’uomo doveva possedere la sua controparte, femminile o maschile che fosse, spesso addirittura in modo violento, così da poter attirare su di sé onore e rispetto, fondamentali nella società dell’epoca.

Ovviamente, la parte della puntata maggiormente interessante è stata quella dedicata al sesso, che ha oscurato completamente l’ampia (e forse un po’ noiosa) sezione riguardante il matrimonio e il divorzio, il cui unico vero punto di interesse è stato il paragone con l’attuale terzo mondo, dove moltissime donne-bambine vengono costrette a sposarsi e ad avere figli in età pre-adolescenziale.

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Una volta arrivata la fascia protetta, il pudicissimo Angela si è potuto sbottonare (si fa per dire) per entrare più nel vivo delle tecniche di seduzione, dei sex symbol e di alcune pratiche sessuali particolarmente in voga al tempo, senza ovviamente dimenticarsi dello scopo strettamente divulgativo della trasmissione: abbiamo per esempio scoperto che i veri oggetti del desiderio erano gladiatori e attrici di mimo, con i quali nobili e matrone si lasciavano andare a più di qualche scappatella extraconiugale; la vita matrimoniale doveva proprio essere noiosa, e l’adulterio era ovviamente all’ordine del giorno.

In sostanza, quella dei Romani era una società non troppo diversa dalla nostra, se non altro per la costante ricerca della felicità e dell’appagamento dei sensi, che non aveva nulla di volgare o goliardico, ma era soltanto un modo per godere al massimo di una vita tendenzialmente breve. Alla luce di tutto questo, il famoso detto carpe diem si arricchisce di una miriade di altri significati: lasciamo quindi alla vostra immaginazione la capacità di concrettizare questo consiglio con chi riteniate opportuno.

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