Quinta colonna tra piagnistei e commiserazioni: il populismo che non porta a nulla (gallery)

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La richiesta di talk politici da parte del pubblico nelle ultime stagioni si è fatta sempre più insistente, e Mediaset non poteva stare a guardare: è nato così Quinta Colonna, fortunato programma di prima serata di Rete4 che ogni lunedì intrattiene davanti alla tv oltre l’8% della platea televisiva.

Il talk di Paolo Del Debbio, che ha ripreso la vincente idea delle piazze imbufalite da Corrado Formigli e il suo Piazzapulita, in onda su La7 dal 2011 e da poche settimane diretto competitor di Quinta colonna nella serata del lunedì, ha come segno distintivo quello di dar voce alla disperazione alla quale molti italiani sono in preda a causa della crisi economica, ma col passare dei mesi sta dimostrando tutti i suoi limiti e le sue carenze.

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L’eccessiva empatia del conduttore con gli ospiti in collegamento e in studio, che gridano letteralmente la loro crisi e i loro problemi, indirizza l’intera trasmissione nel vicolo cieco del populismo fine a se stesso, riducendola semplicemente ad ore ed ore di piagnisteo senza che si dia una eventuale soluzione ai problemi e semplificando eccessivamente la situazione politica, dando per scontato ad esempio che il governo Monti in un anno potesse risolvere qualsiasi problema senza chiedere nuovi sacrifici ai cittadini come se si avesse magicamente a disposizione una bacchetta magica.

Insomma, lo sappiamo che i politici hanno i rimborsi spese per qualsiasi idiozia. Sappiamo che le tasse sono alte. Sappiamo che dovrebbero ridursi lo stipendio ma non lo fanno. Ma che senso andare in tv a cadenza settimanale per sfogarsi ripetendo sempre le solite cose? Perché deprimere il pubblico? A che serve un programma che sostanzialmente riporta i brontolii della gente nella vita di tutti i giorni e non tenta nemmeno di dare una risposta alle domande? Si potrebbe tentare di ragionare seriamente, anziché limitarsi alle lamentele e alle commiserazioni, benché assolutamente legittime?

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