Italia1, la rete caduta in un sonno profondo

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Si è vero, c’è la crisi e pure il mondo della televisione sta subendo il contraccolpo, unito anche all’espandersi delle nuove tecnologie e del digitale terrestre, ma nel ristretto panorama delle reti generaliste italiane ce n’è una che da diverse stagioni sembra ormai andare avanti per inerzia, abbandonata a se stessa e scarsamente valorizzata. Sto parlando di Italia1.

Se per Rete4 è stato ritagliato il ruolo di rete per un pubblico maturo, che ha quindi l’importantissimo ruolo di rosicchiare ascolti alle concorrenti Rai in favore della sorella maggiore Canale5 facendo un ottimo lavoro di squadra, la rete giovane del gruppo di Cologno sta subendo in pieno l’avvento delle nuove tecnologie e dei nuovi canali del digitale e il suo pubblico negli ultimi anni è letteralmente fuggito sul web (per quanto riguarda gli amanti delle serie tv) e sugli altri canali, tra cui Real Time, che con i suoi spesso bizzarri format riesce a intercettare anche una larga fetta di giovanissimi annoiati dalla televisione tradizionale.

Basta dare uno sguardo al palinsesto per vedere che l’emittente di Luca Tiraboschi sembra caduta in un sonno profondo (come del resto i suoi telespettatori). Possiamo passare sopra ai telefilm d’annata in onda di prima mattina, che comunque hanno da sempre caratterizzato la rete il cui target di riferimento, a quell’ora, è a scuola o in facoltà, e la fascia del mezzogiorno, che grazie al telegiornale e alla grande fidelizzazione ottenuta negli anni dai Simpson e Dragon Ball risolleva la media giornaliera della rete, ma dopo le 15 le proposte sono decisamente scadenti.

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Nel pomeriggio, quel che fu il regno di Deejay Television, di Non è la Rai e di Dawson’s Creek, ormai girano solo telefilm di scarso appeal e che il pubblico ha avuto la possibilità di vedere già ovunque, dal web al satellite, passando per la digitale pay (sempre Mediaset) e solo dopo su Italia1. E quest’accozzaglia di prodotti prosegue fino alle 18.30 componendo un pomeriggio da encefalogramma piatto.

Il preserale e l’access prime time, abbandonati alle solite repliche di CSI che ormai vanno in onda senza sosta (anzi, senza tregua) da tempo, sono ancora più deludenti in termini di ascolti del poco prestigioso pomeriggio; eppure proprio in questi orari, la rete ha sfornato dei grandi classici televisivi come Karaoke e Sarabanda. Quest’ultimo in particolare, potrebbe essere ripreso in qualsiasi momento e otterrebbe sicuramente grandi ascolti, visto anche il successo che le repliche in onda su Mediaset Extra stanno riscuotendo, con tanto di attivissima pagina Facebook aggiornata giornalmente sugli sviluppi delle ultime puntate in replica nonostante i continui cambi d’orario subiti dalla riproposizione. Ma sappiamo bene che, per non dar fastidio a Striscia la notizia, Italia1 è stata costretta a ridimensionarsi, ed è per questo che un cult come il programma di Enrico Papi è stato costretto a chiudere e tutti i successivi quiz sono volutamente stati poco degni di nota.

La prima serata si salva grazie a Le iene, forse unico motivo per cui la rete merita ancora di trasmettere insieme alla rassicurante serata d’animazione del sabato, la demenzialità di Colorado e format come Wild e Mistero, che raccolgono comunque consensi anche dal pubblico più adulto. Format indirizzati ad un pubblico prevalentemente giovane, come Archimede, Tamarreide o Mammoni, sono stati invece accolti freddamente e quasi rifiutati, molto probabilmente perché nei “piani alti” si ha una strana concezione del giovane d’oggi; non tutti gli under 20 sono interessati al trash a tutti i costi.

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Un velo pietoso è da gettare anche sulla seconda serata, che orfana di gioiellini come Cronache marziane (incredibilmente mai riproposto) e Chiambretti Night si è ridotta a ritrasmettere film poco appetibili. E dire che proprio in questa fascia sono nati format di gran successo come Zelig, Le iene e Colorado.

Il tutto è farcito da una scarsa cura anche di dettagli come le grafiche dei promo di rete, ferme a quell'”Italia UNO!” gridato dagli spettatori che fu grande innovazione nel 2001 ma che dopo 12 anni ha ormai rotto le scatole, e dalla beffa di una sorella minore, Italia2, che è invece ricca di produzioni (U Zone, Superclassifica 2, Gamerland e Undici, solo per dirne alcune), dimostrazione, insieme ad altre piccole realtà come Deejay TV, che nel pomeriggio riesce a proporre un talk con e per giovani come Occupy Deejay, che di fatto anche con poco budget si puo’ proporre qualcosa di carino e che dia identità ad un canale.

Italia1, una rete che fino a dieci anni fa era di grido ma che oggi, guardandola, fa lanciare un grido di disperazione. Salvatela.

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