Mtv Hip Hop Awards: la deriva tamarra del rap italiano (gallery)

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Tanto tempo fa, diciamo quando ero alle medie, di rap ne ascoltavo veramente a palate. La cultura hip hop, perché è di cultura che si parla, mi appassionava a tal punto che a volte mi capitava di improvvisare qualche rima o passo di breakdance. Ovviamente tutti i miei sforzi sono stati piuttosto vani, dato che le mie canzoni facevano pena e le mie esili braccia non mi permettevano certo chissà quali capriole in aria. Ma quello ero io, nel 2003.
Dico tutto questo perché vorrei parlare degli MTV Hip Hop Awards con la prospettiva di uno che qualcosina di questa musica e di questa rete ne capisce abbastanza e forse può contestualizzare meglio quello che è stato appena trasmesso da MTV.

Nati come costola italiana dei più famosi MTV Europe Music Awards, dei quali hanno ricalcato struttura, scenografie e scelte di regia, gli Hip Hop Awards sono stati un indubbio tentativo di cavalcare l’onda di successo del rap Made in Italy (che in realtà è piuttosto confinato alla zona di Milano e hinterland, di qui la scelta dell’Alcatraz); una prova riuscita solo a metà direi, visto che se da un lato MTV è finalmente tornata a “parlare” di musica, dall’altro ha proposto un programma che ha fatto acqua in diversi punti, conduttrice in primis. Nina Zilli è bravissima a cantare, meno a presentare: i tempi morti sono stati un’infinità, a tal punto che la comica Caterina Guzzanti (prossima a sbarcare sull’emittente con uno show tutto suo) ad un certo punto ha scherzosamente detto alla collega: “E adesso quanti secondi abbiamo da ammazzare?”.
I veri mattatori del programma in realtà sono stati i cantanti, se così si possono chiamare: dal principino del rap Emis Killa a un “datato” Max Pezzali, passando per lo scatenato e anacronistico J-Ax. Una mandria di tamarri che fra una birra e un “bella zio, spacca” si sono goduti la serata come una pizzata fra amici, con la differenza che questa pizza probabilmente varrà loro qualche download in più su iTunes. E qui la nota dolente: chi conosce seriamente l’hip hop, (come Cristiano Militiello, che in mezzo alla bolgia ricorda gli Afrika Bambaataa e Grandmaster Flash) sa che ce n’è stato ben poco.

Apre lo show Marracash, vincitore del premio Best Artist (presentato da un impacciato Carlo Lucarelli come “Best Award”), e già si capisce perfettamente quale sarà l’andazzo della serata; c’è da dire comunque che l’Alcatraz, con le sue ridotte dimensioni, si è prestato benissimo ad un evento del genere, rendendo tutte le esibizioni maggiormente dinamiche e coinvolgenti.

Sul palco si sono susseguiti diversi ospiti, tutti più o meno inadatti al ruolo di presentatori, visto l’evidente scarso interesse per il genere musicale. Meritano di essere citati forse soltanto i bravissimi Ubaldo Pantani e Virginia Raffaele, che hanno proposto un impagabile video del loro fantomatico gruppo rap “Ecclesiastics”, rivisitando in chiave truzza il “Symboulm 77”. Fra un momento imbarazzante e l’altro, si sono esibiti fra gli altri Emis Killa, Club Dogo e Giuliano Palma, Big Fish insieme a Morgan, J-Ax, Ensi e Samuel Romano (unica esibizione degna di nota, non fosse altro per i giochi di luce e la voce del frontman dei Subsonica).

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I premi hanno visto la consacrazione dei Club Dogo e Emis Killa come idoli dell’attuale pubblico di MTV, che ormai si è dimenticato cos’è la musica e segue vite di Ginnaste, Calciatori e chi più ne ha più ne metta.

In breve, una serata che si è dimostrata niente più che un esperimento. Gli Mtv Hip Hop Awards sono stati divertenti da vedere, ma solo grazie ai vari momenti tragicomici; immagino che diversi teenager in Italia li abbiano seguiti con passione e interesse, e non li si può certo biasimare, sarà stato un modo per dimenticarsi delle pene d’amore o del compito di matematica. Per tutti quelli di voi che hanno qualche anno in più, al contrario, questo show deve rappresentare un’occasione per comprendere la paurosa deriva commerciale di un genere nato da canzoni quali Fight the Power dei Public Enemy o Rapper’s Delight degli Sugarhill Gang. Loro si che facevano brutto, oh.

Qui sotto la lista completa dei vincitori:

  • Best Live: J-Ax
  • Song of the year: Faccio brutto – Fedez
  • Best Freestyler: Ensi
  • Best Crossover: Salmo
  • Best New Artist: Emis Killa
  • Premio speciale ai vent’anni di carriera: J-Ax
  • Best Album: Noi siamo il club – Club Dogo
  • Best Song: Rap per l’Emilia – Se il mondo fosse
  • Italian Best Dance Crew: Yessai Squad
  • Best Artist: Marracash

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