Flavio Insinna a L’Eredità è l’apoteosi del tedio
Facile sparare sulla croce rossa, direte voi. Certo che sì, ma ciò non vuol dire che lo si volesse fare a tutti i costi, almeno fino ad un paio d’ore fa. Abbiamo assistito alla prima puntata de L’Eredità sotto il segno di Flavio Insinna con ogni possibile pregiudizio chiuso a chiave nel comodino, pronti ad elogiarne la verve e la simpatia, qualora ci fossero state. Il problema è che non abbiamo visto nulla di ciò che avremmo voluto.
Quella di Flavio Insinna è stata una messa, nell’accezione più negativa della parola; un rito monotono e fastidioso che dava l’impressione di essere davanti ad un programma totalmente diverso dal gioco a quiz. L’atteggiamento dimesso del conduttore, che nei primi minuti poteva sembrare un segno di rispetto verso la scomparsa dell’amico (di tutti) Fabrizio Frizzi, in realtà si è rivelato essere l’espressione massima del “fuori contesto”.
Insinna, che di giochi a premi comunque se ne dovrebbe intendere, ha condotto per oltre un’ora sempre con un tono di voce basso e monocorde, senza mai mostrare il minimo segno di empatia verso i concorrenti, quasi come stesse interpretando il ruolo di un notaio intento a leggere le ultime volontà scritte in un testamento.
Mai un sorriso, pochi complimenti e palesemente forzati, zero “guizzi” di entusiasmo. Ma è davvero questo che la rete voleva per portare avanti il ricordo di Fabrizio Frizzi? Tanto valeva mettere in soffitta L’Eredità e puntare su qualcosa di diverso…e, dopo questa prima puntata, soprattutto su un diverso conduttore.