Sogno e son desto, tutto il talento di Massimo Ranieri per uno show di gran classe (gallery)

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Non è riuscito a vincere la sfida degli ascolti contro la corazzata De Filippi e la sua armata di superospiti internazionali, ma di certo ha primeggiato per credibilità ed eleganza. Parliamo di Sogno e son desto, lo one man show di Massimo Ranieri che si è concluso ieri sera dopo tre puntate su Rai1: un’eccellente dimostrazione che si può realizzare una tv nostalgica e “per anziani” senza perdere per strada il buon gusto.

I meriti della riuscita vanno tutti a Ranieri, uomo di spettacolo a tutto tondo che, superati i sessant’anni, sfoggia una vitalità e un’esuberanza da fare invidia alla maggior parte della gioventù televisiva. Senza risparmiarsi in nulla, l’artista partenopeo ha condotto, recitato, cantato, ballato e interagito con gli altri ospiti. Soprattutto si è dimostrato in grado di reggere puntate di tre ore schivando con energia il rischio della noia e mantenendo sempre vivo l’interesse, pur con qualche (perdonabile) scivolone nella retorica.

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Del resto lo spettacolo era nato originariamente in teatro e solo in seconda battuta è stato adattato alla prima serata televisiva: inevitabili dunque alcune lungaggini dovute ad un impianto “narrativo” che alterna parti cantate e parti recitate, e che necessariamente soffre del passaggio allo schermo tv. Il vigore di Ranieri ha reso comunque l’insieme estremamente fluido; e la grandezza degli ospiti che si sono succeduti sul palco (nomi come Francesco De Gregori, Franco Battiato, Andrea Bocelli, Stefano Bollani, Patty Pravo, Giorgio Albertazzi) ha fatto il resto.

Francamente impietoso il confronto con lo squallido concerto moscovita di Al Bano andata in onda due settimana fa sempre sull’ammiraglia Rai. Da un lato, una grottesca parata di ex stelline uscite dritte dal museo delle cere, celebrata attorno al massimo esponente del vecchiume canoro riciclatosi come presenzialista catodico. Dall’altro, un artista dalle mille capacità che ha sempre amministrato con cura le proprie incursioni televisive, circondato da alcuni dei migliori nomi dello spettacolo passato e presente.

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Insomma, se tv per anziani dev’essere (e del resto sarebbe suicida per la Rai non coccolare il proprio target di riferimento, quello dei pensionati), allora ci auguriamo di vedere più spesso una tv come quella di Massimo Ranieri. Celebrativa, nostalgica, magari un filo verbosa e ingessata: ma con una capacità di intrattenere e, all’occorrenza di commuovere, che pochi altri sembrano ancora possedere.

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