Le invasioni barbariche: l’intervista a Maccio Capatonda (gallery)

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Marcello Macchia, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Maccio Capatonda, è appena stato ospite di Daria Bignardi a Le invasioni barbariche, presentando per la seconda volta in televisione (dopo l’ospitata di qualche tempo fa a “Ay Piroso”) il suo lato “originale”.

Il comico abruzzese, visibilmente emozionato e molto meno esplosivo di quanto avremmo potuto pensare, ha discusso con la presentatrice del suo straordinario successo, soprattutto su internet; il “grande fenomeno del web”, definitosi bipolare, non è certo avvezzo ad un tipo di salotto del genere, che basa gran parte della sua fama su domande scomode e siparietti comici un po’ forzati.

È stato così che l’intervista allo straordinario (e visionario) comico è sembrata, in molti punti, una di quelle chiacchierate fra persone che cercano forzatamente di conoscersi parlando del tempo atmosferico: in questo senso, Maccio se n’è persino uscito dicendo

io ero venuto apposta per la birra, ma non c’è!

frase che io ho inteso come “per sostenere quest’intervista, sento il bisogno di sbronzarmi un po’”. Stendiamo un velo pietoso poi sulla richiesta di rifare i vari personaggi di “Mario” in onda su MTV, un evidente momento del tipo “non so cosa chiederti perché rispondi a fatica, cerchiamo di riempire il buco”.

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Imbarazzo a parte, Maccio Capatonda ha raccontato la genesi di alcuni fra i suoi video più celebri, come i geniali “Giammangiato” o “L’uomo che usciva la gente”:

non ho un canale Youtube mio, i video che faccio non sono di mia proprietà, e comunque rappresentano un mio cazzeggio personale, che nasce un po’ dal nulla

e ha aggiunto

i miei video prendono ispirazione da quello che vedevo da piccolo, parlo della televisione anni ottanta e novanta, che guardavo molto, soprattutto Non è la Rai. Comunque sia, ora la televisione è diversa, io in tv duravo due minuti, quindi il mio contenuto era breve e aveva bisogno di un medium diverso: per questo la rete è diventata il veicolo ideale per delle pillole del genere, che riescono a fare numeri abbastanza alti.

Un’intervista senza infamia e senza lode dunque, ma non certo per colpa di Capatonda che, speriamo, eviterà in futuro contesti radical chich (perdonate l’abuso dell’espressione, ma è molto azzeccata) di questo tipo, che con lui non hanno assolutamente nulla a che fare.

 

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